The Who – The Rock’n’Roll

| buttato dentro il 19 Aprile 2004 | alle ore 20:09 | da | nelle categorie musica, stra-cult | parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | se hai qualcosa da dire scrivilo qui » |

Gli Who purtroppo sono, tra i grandissimi gruppi del magico periodo dei ’60, i meno idolatrati.
Per Beatles e Stones si sono spese (forse a ragione) tonnellate di inchiostro, i Doors sono idolatrati almeno nella persona del leader Jim Morrison, i Pink Floyd sono inneggiati da migliaia di giovani ancora oggi come stra-mega-innovativi e padri del rock più colto, i Velvet Underground vengono riscoperti sempre da più persone come la prima generazione di un rock più deciso; ma per gli Who, che io reputo i migliori sia tecnicamente sia come repertorio e originalità, almeno in Italia (in UK la cosa è parzialmente diversa) non si ha un riscontro nell’attuale generazione, se non tra gli ascoltatori più attenti e tra i migliori conoscitori della musica di qualità…
“I hope I die before get old” era il messaggio lanciato da Pete Townshend negli anni dello splendore, quando gli Who apparivano sui palchi di mezzo mondo con un nuovo metodo di presentarsi e di suonare. Gli Who sono stati i primi Mod. Anche nella musica, l’abito ha cominciato a non far il monaco.
Musicalmente hanno fatti passi da gigante pur non staccandosi come altri gruppi dalla tradizione. La batteria abbandona la parte ritmica per cederla alla chitarra e passare all’improvvisazione e alla parte “melodica”. Keith Moon, universalmente riconosciuto come il migliore (o almeno tra i migliori) batteristi di tutti i tempi rivoluziona questo strumento, prima suonato delicatamente da “snob” alla Ringo Starr.
Pete alla chitarra è un portento. Suona roteando il braccio sulle sei corde creando un marchio di fabbrica dibattuto tra le folle dell’epoca.
Roger Daltrey, alla voce, sempre fuori dalle righe, aggredisce la folla con una voce calda, vibrante e sempre in primo piano.
John Entwistle al basso non poteva che stare a guardare.
Won’t get fooled again mette i brividi a chiunque abbia vissuto quegli anni, ancora oggi come allora. The seeker è uno dei migliori brani rock’n’roll in assoluto.
My generation è un inno più che generazionale, perché è valido per qualsiasi generazione. Con soli tre brani il gruppo entrerebbe di diritto tra i migliori di tutti i tempi.
Basta aggiungere l’invenzione della rock-opera con Tommy, il capolavoro del periodo post-Mod insieme a Who’s next, l’album più maturo per consacrare (non lo faccio certo io, cerco soltanto di ricordarlo a chi se ne fosse dimenticato) la band tra le stelle più brillanti del cielo musicale.



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