Lollo, il batterista di Francesco-C
| buttato dentro il 20 Marzo 2005 | alle ore 18:35 | da Alessandro Mano | nelle categorie aosta, musica, recensioni | se hai qualcosa da dire scrivilo qui » |Complice una serata fiacca, mi ritrovo a chiacchierare con due amici fuori dal “Bar della strada dei camionisti” di Villanova Baltea (doppia italianizzazione dei nomi) mentre dentro suonano i SAD, cioè Francesco-C con la sua band (per la cronaca, il Maestro Patt al basso, il Cure-ggiante Loris alla chitarra, Cieri Francesco alla voce con un taglio di capelli alla paroliere dei Negrita e Lollo alla batteria). Così, dalla finestra, sto a guardare il solo batterista astemio che si dà da fare tra i piatti.
“Porca miseria se mi piace!” è il commento di un altro batterista per me anonimo. L’andirivieni dei fumatori è crescente. “Io suono in un altro modo, mi piace essere preciso ma semplice. Lui fa molte più rullate“. L’acustica del locale non è il massimo ma si sa: in Valle d’Aosta, per fare musica, bisogna attaccarsi forte e tirare. Essere disposti a suonare in tutti i buchi e in tutte le bettole per sperare di ottenere palchi più degni in cui si possa far sentire della musica e non del rumore.
“Azz… Ha il doppio pedale. E guarda, non sta fermo un attimo, tra le luci e il lampeggiante…“. Dai tempi “gloriosi” degli Zoo, band scioltasi quando ancora cercava di emergere dal pantano aostano poco prima di suonare al Bloom di Mezzago, dove erano passati Nirvana e band di spessore simile, Lollo aziona con un terzo pedale, oltre alla grancassa con il primo e dei piatti col secondo, anche un classico lampeggiante da TIR o da camion dell’immondizia, che crea un’atmosfera surreale e coinvolgente. La luce roteante giallastra illumina le ombre del pubblico. Con gli Zoo impreziosiva come scenografia il metal angosciante e trascinante della band. Con i SAD è un po’ fuoriluogo, ma fa pur sempre il suo effetto.
“Ha stile, c’è poco da fare” prosegue il chiacchierio di un Re di Maggio mentre Lollo conclude un altro pezzo in cui è stato l’unico strumento percepibile chiaramente, più per le vibrazioni del legno attorno a noi che per l’effettivo audio.
Una mezza delusione. Per un giudizio definitivo bisogna attendere il disco, previsto per maggio, quando finalmente si riusciranno a percepire chiari la voce di Francesco e i preziosismi stilistici di Patt e del Cure de noartri. La musica è sempre la stessa e, per dirla tutta, ha stufato. Ma è normale, dopo perlomeno 4 concerti al mio attivo con la nuova formazione che, lasciata l’elettronica a Francesco solista, è passata a suoni rock più tradizionali. Da sommare a 15-16 con la vecchia formazione. Urgono novità…
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