Alberto Maria Careggio a Domenica In
| buttato dentro il 22 Marzo 2005 | alle ore 18:51 | da Alessandro Mano | nelle categorie aosta, dio, tivì | se hai qualcosa da dire scrivilo qui » |Uazzz che strano effetto… Il vescovo valdostano della diocesi Ventimiglia-Sanremo con Mara Venier. Come siamo caduti in basso. Il Monsignore, colto dalla sindrome Don Mazzi, è apparso in orario di vespri nel finale della trasmissione regalando al deficiente pubblico domenicale emozioni dei trascorsi papali in Valle d’Aosta. I soggiorni introlens a Les Combes, descritti da uno degli accompagnatori quando il Papa era ancora un ottimo camminatore, oltre che amante della montagna, si sono ridotti a gossip spiccio, con foto inedite di un Karol sorridente in cima al Bianco (“Non in cima, perché la cima è francese” – evidentemente il Monsignore ha dimenticato le diatribe della sua regione e per scelta tonacale è buonista), di un Wojtila con un bimbo, di un Giovanni Paolo II con un berretto rosso molto alpinista.
“La sveglia era, come sempre per il Papa, alle 6. Poi la preghiera, la Messa, l’abbondante colazione e via, in quota. E fino a che non si arrivava alla meta non si pranzava”. A quest’ultima affermazione non ci ha creduto nessuno, tranne Mara Venier: poco male.
A parte qualche strafalcione, dato forse dall’emozione della tivì o meglio dall’emozione del ricordo (anche se un vescovo dovrebbe essere abituato a parlare in pubblico, soprattutto di emozioni e spiritualità…), e a parte qualche “verità ufficiale” che corrispondeva poco con la “verità vera”, un ottimo ricordo, dei bei momenti: nel complesso l’unica pecca, Careggio è passato un po’ troppo come amicone di Wojtila. Persino Domenica In è sembrata per una decina di minuti una trasmissione guardabile.
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