Quan l’i saret un teatro pi amodo, remplicheren finque ci lé
| buttato dentro il 25 Marzo 2005 | alle ore 19:03 | da Alessandro Mano | nelle categorie aosta, politica | se hai qualcosa da dire scrivilo qui » |Quando avremo un teatro un po’ più decente, riempiremo anche quello
Scandaloso. Come tante altre cose, da queste parti.
Aosta non ha un teatro degno di questo nome. Sono anni che è così, ma non si è fatto niente per migliorare le cose. E nemmeno questa volta dal cappello magico elettorale il fatidico teatro è apparso. Asili, centri diurni, rotonde, parcheggi, tutti magicamente inaugurati a pochi giorni dalle elezioni, con la Giunta uscente al gran completo. E intanto i poveracci che vogliono vedersi un film o assistere ad una pièce devono starsene o in una catapecchia o stipati all’inverosimile nel mini-cinema-teatro esistente.
Ovviamente “non è per fare polemica“. Questa frase correda sempre la lamentela del valdostano medio, che mugugna, soffre, ricco com’è non può spendere i suoi soldi in maniera decente ma abbassa la cresta di fronte al politico di turno. Anzi, alla scheda elettorale. Forse il Grande Fratello chiamato UV ha occhi anche in cabina elettorale.
Fa specie poi quando si parla con qualcuno che contava. Marciapiedi progettati vent’anni fa e realizzato soltanto adesso, a due passi dal voto, con i meriti rapiti dagli attuali politicanti. Ospedali snaturati che attendono 18 anni per entrare a regime e rapidamente dimenticati. Ospedali snaturati che subiscono un restauro al giorno da 10 anni e che “si è deciso così dieci anni fa, adesso per ideologia e ruberia non possiamo tornare indietro”. Teatri chiusi per incompetenza e mai riaperti. Teatri storici buttati già a due passi dal Municipio. Opere mastodontiche e avveniristiche che nascono un mese prima delle elezioni e che vengono dimenticate già il giorno degli scrutini.
La Valle d’Aosta era la seconda regione più ricca d’Europa. È triste saperlo e vedere come per certe cose sia ferma a livello Burkina Faso. Là almeno non sono dei ricconi col cranio bacato, e il loro teatrino popolare lo fanno all’aperto.
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