L’aviaria, i polli giganti e l’ottimizzazione paretiana
| buttato dentro il 28 Dicembre 2005 | alle ore 12:15 | da Alessandro Mano | nelle categorie economia, giornalismo, politica, stra-cult | parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio economia, epo, influenza aviaria, ormoni, ottimizzazione, slow food, vilfredo pareto | se hai qualcosa da dire scrivilo qui » |I pollivendoli vendono polli sempre più grossi.
Le casalinghe si chiedono il perché.
“Saranno tutte quelle schifezze che gli danno… Anabolizzanti, ormoni, epo, aspirina…”
E invece è colpa dell’aviaria. Sì, proprio lei, l’aviaria. Quella di cui non si sente più parlare, ma che è stata la più grande montatura giornalistica e mediatica creata dai nostri potenti. Per prenderci per i fondelli e guadagnarci tanti soldini.
Ebbene, è proprio così. I produttori di polli, in crisi assieme ai pollivendoli e a tutta la filiera ad essi legata, non sanno più come smerciare tutti i polli che allevano. Tirati su in condizioni sempre migliori, con mangimi sempre più “Slow Food”, con spazi e condizioni igeniche finalmente dignitose, non si riescono a vendere per il terrore orientale dei polli influenzati.
E così, invece di macellarli a 10 mesi (ipotizzo io, non ho idea di quanto possa vivere un povero pollo… povero, ma tanto buono…) li macellano a 11 o a 12. E invece di avere petti da mezzo chilo li hanno da 6 etti.
Il classico problema dell’economista, l’ottimizzazione paretiana. A che età del pollo i costi marginali per mantenerlo superano i benefici marginali che un etto di carne in più mi darebbe?
Quando i costi marginali di mangime e spazio superano i benefici marginali di un grammo in più di carne, sia essa petto o coscia, zac, gli si tira il collo.
Quando un evento esterno, come la pazzia diffusa e la fobia dei polli di qualche mese fa, condiziona l’intero mercato, ecco allora che l’ottimo di Pareto va a farsi benedire.
Aumentano inevitabilmente i costi medi, perché macellare un pollo di un chilo senza poi riuscire a venderlo è allocativamente sballato, e quindi lo si tiene lì per un altro mese (mangime, tempo e spazio fanno lievitare i costi) anche se il beneficio medio è ormai inferiore al costo medio…
Morale della favola? A causa di una montatura mediatica, le imprese al margine, quelle meno redditizie, chiuderanno. Le casalinghe si abitueranno al pollo paffuto e sodo di 11 mesi e non vorranno più quello da 10. I giornalisti e i venditori di vaccino si faranno i soldi, gli allevatori e i pollivendoli più bravi anche, molte aziende chiuderanno e difficilmente il mercato tornerà, in tempi brevi, a quell’ottimo paretiano che massimizzava i profitti e minimizzava la vita dei nostri poveri polli…
Viva l’aviaria!
Leave a Reply