A Gallarate amano le insegne luminose
| buttato dentro il 6 Febbraio 2008 | alle ore 11:22 | da Alessandro Mano | nelle categorie aosta, milano, storie di vita vissuta | parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio aosta, borgo vercelli, carnevale, centrale, certosa, chivasso, gallarate, il foglio, magenta, milano, novara, oleggio, porta nuova, santhia, sesto calende, ticino, torino, trasporto pubblico, trecate, trenitalia, treno, vignale, vivalto | se hai qualcosa da dire scrivilo qui » |A carnevale, ogni scherzo vale. Ieri era martedì grasso, e Trenitalia si è scatenata. Parto da Aosta la mattina presto, diretto a Milano, tutto fila liscio, a parte il solito ritardo trascurabile.
Per il ritorno, sono in stazione Centrale alle 14.50, mezz’ora prima della partenza del mio treno. Salgo, prendo posto su un Vivalto che profuma di nuovo.
“Annuncio ritardo: il treno Xyz delle ore 15.15 per Torino Porta Nuova partirà con 5 minuti di ritardo“. Ohibò.
“Annuncio ritardo: il treno Xyz delle ore 15.15 per Torino Porta Nuova partirà con 20 minuti di ritardo“. Doppio ohibò.
“Si avvisano i signori viaggiatori che il treno Xyz delle ore 15.15 per Torino Porta Nuova è soppresso per un guasto al locomotore“. Disappunto. Una signora vicino a me, che pareva la metafora della sfinge fino a quel momento, esclama «Eh no, eh… Fateci partire, sennò qui scatta la rivoluzione… la terza guerra mondiale!»
Non era che l’inizio.
Non fidatevi mai dei vecchietti che leggono “Il Foglio“. Paiono tanto intellettuali, all’inizio, ma poi scatarrano, inveiscono, trattano la moglie peggio di un fondamentalista islamico e fanno battute di cattivo gusto. Cambiato treno, e salito su quello delle 16.15, partiamo alla volta di Torino, puntuali. Peccato che a Milano Certosa ci aspetta una fermata non prevista. “Buongiorno a tutti i viaggiatori, sono il capotreno. A causa di un investimento in linea, tre le stazioni di Magenta e Trecate, il treno subirà un ritardo imprecisato“: un’altra signora si scatena, lei non cita la terza guerra mondiale, ma la rivoluzione. E’ contagiosa, la rivoluzione a parole. Il vecchietto del Foglio tratta malissimo la moglie, chiedendole di fare qualcosa, di interrogare il capotreno, sostenendo ahimé che per lavorare a Trenitalia bisogna essere dei cretini e che qualunque cosa gli dicesse sicuramente era una balla. Una balla colossale, ma che bisognava pur sempre sapere qualcosa piuttosto che star lì con le mani in mano.
Io, dopo quasi cinque anni di viaggi in treno, sono rassegnato. Meglio il silenzio della rivoluzione a parole.
Dopo mezz’ora, annunciano che la linea sarà bloccata per ore, e che ci faranno fare un itinerario alternativo “attraverso Sesto Calende“. In pratica, un giro che allunga il percorso del doppio della lunghezza, e di non si sa quanto in termini di tempo. Cuore in pace, mi rimetto a far le mie cose: spero di arrivare ad Aosta perlomeno per le nove e mezza, con un ritardo di tre ore. E’ un traguardo possibile, e non così campato in aria: prudenziale, si direbbe in azienda.
Passiamo per Parabiago, Legnano, Busto, nessuno li conosce, i passeggeri sono spaesati come dei bambini davanti alla tv. Chissà dove siamo, dove ci stanno portando. Nella pianura, non conoscono più in là del proprio naso. A Gallarate ci sono un sacco di insegne luminose, tutte uguali: le più curiose, sono quelle che annunciano “GRILIATE DI PESCE” (!) e una generica “ASSEMBLAGGI“.
Sesto Calende, il Ticino, Oleggio (ribattezzato “Oleggio Calabria”), Vignale. A Novara, finalmente in linea, il ritardo è di 126 minuti. Simpatico, carnevalesco. Il treno riparte al contrario, per la gioia di chi già era disorientato. Una signora esclama «ma che, ci fanno tornare a Milano?»: il suo non è dubbio, è terrore.
A Borgo Vercelli, fermi. La ciliegina sulla torta: “Buonasera a tutti, sono il capotreno. Un treno sul binario, davanti a noi, ha un guasto. Ripartiremo entro 20 minuti“. Sfuma anche il sogno di essere a casa per le 21.30. Lo spettro è di arrivare alle 23 passate…
Vercelli, Santhià, Chivasso: ormai il clima è quello di una gita, si scherza, si ride, si parla di lavoro, studio, malattie, tutti insieme. Il vecchietto del Foglio è sceso a Novara, portandosi dietro la moglie (poraccia) e la sua intelligenza.
Scendo, rassegnato ad una lunga attesa. E invece no, perché il treno che dovrebbe arrivare ad Aosta alle 21.30 ha un ritardo di 50 minuti. Arriverò ad Aosta alle 22.31, con poco meno di 4 ore di ritardo, su un viaggio di 3 ore e 10, che in un Paese normale si potrebbe fare tranquillamente in meno di 2 ore. 7 ore e un quarto in treno, 10 ore e mezza compresa l’andata.
A carnevale, ogni scherzo vale.
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