Teste per pensare
| buttato dentro il 6 Febbraio 2009 | alle ore 20:36 | da Alessandro Mano | nelle categorie aosta, giornalismo | parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio aosta, eluana englaro, informazione, media, ospedale, tgr, vaticano | se hai qualcosa da dire scrivilo qui » |Di Eluana Englaro, non scrivo. Ne ho avuto la tentazione, ma no: silenzio e rispetto.
Racconto di due fatti slegati, ma che fanno riflettere. Di due fatti non raccontati.
All’ospedale regionale di Aosta hanno completato un nuovo cunicolo, che collega due ali del vecchio e scancagnato ospedale. Sostituisce una passerella volante che faceva brutta mostra di sé da anni nella zona che dà su via Chaligne, per chi possa conoscerla.
Definitivo, pavimentato e dipinto: nelle curve è troppo stretto. I letti non ci passano.
Via di martello e scalpello, negli spigoli, per la gioia dei degenti e del personale: ormai sono talmente abituati a sentire martelli pneumatici e rumori di qualunque tipo che ringraziano per la sinfonia. Sono abituati a calpestare polvere e calcinacci, ogni volta è una nuova gioia.
Se notizie come questa restano tra le quattro mura di un ospedale, come può la gente valutare se si può andare avanti con quell’ospedale fatiscente o se forse è meglio costruirne uno nuovo? O, perlomeno, trovare soluzioni provvisorie. Fanno le “scuole polmone”, ad Aosta, per ospitare temporaneamente aule in attesa della ristrutturazione di quelle “ufficiali”, perché non delle sale di degenza per permettere la ristrutturazione ben fatta di intere ali del vecchio ospedale? Perché dobbiamo voler male ai nostri pazienti e ai loro famigliari, pur spendendo per loro milioni e avendo uno dei servizi sanitari migliori al mondo, rifacendo pavimenti, sventrando muri e posizionando reti sulle loro teste?
L’altra storia ha portata molto minore. Martedì è crollato il cancello di un’istituzione scolastica, sempre ad Aosta, sempre a pochi passi dall’ospedale. Due bidelli sono rimasti lievemente feriti, probabilmente lo spazzaneve aveva danneggiato la struttura, che è crollata. Il Tg regionale di questa sera (e l’ANSA di oggi), venerdì, 4 giorni dopo, ha detto che il tutto è successo oggi.
Notizia da niente, come dicevo. Data 4 giorni dopo. Perché spacciarla per fresca?
Se un sistema di informazione, in cui la stampa dovrebbe essere capofila, non funziona, faccende piccole come un cancello crollato fatto sorridere. Chi sa la verità.
Faccende come un progetto ospedaliero sballato fanno sorridere (o piangere). Chi le conosce.
Faccende grosse, come un presidente della Repubblica e un primo ministro che litigano, raccontate come le racconta qualcuno, fanno ridere. Chi le riesce ad interpretare.
Sempre pochi, sempre di meno.
Si fa fatica ad informarsi. Costa sudore, tempo. A volte bisogna farsi venire la voglia di farlo, talmente la qualità dei nostri media è infima. Bisogna fermarsi prima di vomitare per la quantità di puttanate scritte in giro, da gente che non ha l’umiltà di informarsi, di chiedere.
Se si conoscono i fatti che si leggono e che si sentono, le notizie date male funzionano da vaccino. Fortificano. Se non si conoscono, quegli stessi fatti raccontati male offuscano le menti, fanno un effetto peggiore dell’ignoranza.
Quando quel cancello caduto, o quell’ospedale malfatto, diventano materia di confronto politico, l’informazione arriva al primo posto. E non è più un cancello caduto per l’intervento di uno spazzaneve, è un cancello che il governo precedente ha costruito male. E non è più un cunicolo troppo stretto, sono i letti ad essere larghi, cambiamoli. E ascoltiamo cosa dice il Vaticano. E la testa per pensare non serve più.
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