Di montagne, incendi e periferie dell’Impero
| buttato dentro il 29 Ottobre 2017 | alle ore 13:46 | da Alessandro Mano | nelle categorie news | se hai qualcosa da dire scrivilo qui » |
Dalla vicenda degli incendi sulle valli piemontesi ho capito questa cosa: non siamo marginali perché il primo cinema è a un’ora di distanza o perché non ci sono ferrovie o le scuole fanno sezioni multiclasse. Siamo marginali perché finché la cenere dei nostri alberi non arriva sui parabrezza delle auto in città, a nessuno frega che la Val Susa stia bruciando. Se la montagna continuerà a essere considerata un posto mistico e sacro, che esiste solo per le liete evasioni della domenica, la gente che ci abita, come me, sarà costretta pian piano a scappare, come stanno facendo ora gli animali dai boschi in fiamme.
Sara Colombo
28 ottobre 2017 alle 20,54
In questi giorni, tra i monti valdostani, ci riempiamo la bocca del concetto di autonomia. Sulle spiagge catalane di indipendenza.
Aria fritta, bisogna cambiare concezione: le aree deboli di un Paese non sono i ricchi catalani finto-oppressi, né i valdostani sperperoni incapaci di creare un sistema economico più giusto.
Le aree deboli sono quelle marginali, difficili. Gli autonomisti si riempiono la bocca di “fine degli Stati ottocenteschi”. Qui mi sembra che siamo alla fine di un modello economico e sociale che con gli attuali sistemi di rappresentanza rimane ignorato, se non proprio sconosciuto.
W la provincia italiana, w la montagna e forza Sara.
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