A mezzogiorno di oggi ha votato il 23,28%. Cinque anni fa, aveva votato il 19,35%. Eppure credevo che questa campagna elettorale regionale stancante, che aveva coinvolto su fronti contrapposti per la prima volta tre grossi blocchi, con faide interne, scontri duri e attacchi personali sinceramente evitabili, non avesse colto nel segno, lasciando piuttosto indifferenti gli elettori, non convincendo gli indecisi e non spostando voti rispetto a 5 anni fa: una vittoria (non così schiacciante) dell’UV è ancora oggi nell’aria, ma con questi numeri non si sa mai… Campagna elettorale tutta giocata sul cambiamento, anche dai partiti di maggioranza, come se per anni non avessero potuto governare e usare la montagna di soldi del bilancio regionale per dare nuovo slancio ad una regione bella addormentata. Una campagna tutta basata sul personalismo dei candidati, sui bacini di voti dei soliti noti e della ineluttabile volontà di mantenere in realtà tutto come prima. Continua…
Due parole sulla vicenda Travaglio: perché tutto ‘sto casino?
Dire che Schifani era amico di gente che poi si è rivelata mafiosa è la verità. Non è penalmente rilevante, ma è piuttosto infamante: negli Stati esteri, per molto meno si perderebbe la reputazione, altro che seconda carica dello Stato.
Non solo il giornalista a rivelare questi dati diverrebbe famoso, ma avrebbe il doppio degli spazi, per merito. E se solo si rivelassero “voci” e non “verità”, quello stesso giornalista finirebbe a scopar le foglie.
Seconda cosa: dire che Travaglio ha troppo spazio in TV è un insulto al buon senso. Proprio in questo periodo in cui si vedono Filippo Facci (bugiardo e piuttosto incapace, ma belloccio e molto telegenico), Paolo Liguori (moderato come un crampo in quel posto), Paolo Del Debbio (opinionista tra la gente, che puntualmente vira a proprio favore) e altri giornalisti prezzolati in tutte le salse, dire che Travaglio ha molto spazio è da idioti: in Mediaset non appare nemmeno da morto, in RAI appare una volta a settimana, e in qualche ospitata. Non la vedo, francamente, questa sovraesposizione.
Dà, come sempre, l’idea del pretesto per ambire ancora una volta a spartirsi la RAI, a cacciare qualche voce fuori dal coro con la scusa patetica della mancanza di rispetto verso le istituzioni e dell’uso criminoso del mezzo pubblico. Tutte cose già sentite, tutte cose cui questa volta nessuno si opporrebbe. Continua…
Oggi, alle 12.45 circa, su Raitre (in Valle d’Aosta), lunga intervista a Mene, AKA Valdomedio, AKA colui che ha conquistato un sacco di spazio mediatico senza aver fatto nulla più di tanti onesti rapper.
A seguire, telecronaca blog.
Ebbene, Mene ha parlato a ruota libera per 4-5 minuti, spaziando sulla sua musica, sui suoi progetti, e soffermandosi a lungo sulle idee: con questa intervista ha tolto la maschera. Mene non è “Valdostano medio”. La satira si è fermata lì, la critica è proseguita.
Nonostante ciò che ha dichiarato più volte (“la mia è soltanto satira” e “non faccio politica”), si può dire che il pensiero sia evoluto: la satira di Valdomedio è acqua passata, ora Mene porta avanti convinto la critica sociale che ha messo in atto. Ritratto quindi in parte ciò che avevo pensato su “Valdostano medio”: è un’allegoria, una satira a tutti gli effetti, ma il pensiero dell’autore va oltre, ed è un tantino distorto. Di questo è molto convinto, si ritiene appoggiato dai coetanei, e si può credergli facilmente: il disagio per tradizioni non condivise, il fastidio per alcuni aspetti che fanno di una parte della Valle un’entità rimasta ferma ad una cinquantina di anni fa era forte anche quando io stesso avevo quell’età. Continua…
Ho come la sensazione che ci si stia impegnando fortemente per mandar via qualcuno dalla Rai delle Libertà.
Non mi interessa il merito, ma sinceramente un presidente di azienda pubblica dovrebbe intervenire per censurare i comportamenti sgarbiani, non i contenuti…
Non so perché, ma ieri pensavo alle famose buche nell’asfalto, cavallo di battaglia del komunista Klaudio per descrivere l’operato della coppia Francesco-Walter («spendono tutto per il festival del cinema», concludeva).
Fortuna che adesso c’è il camerata Gianni, riparerà tutto.
Carrellata di persone perbene: si è aperta oggi la sedicesima legislatura parlamentare. Il Senato è stato presieduto (provvisoriamente) da Giulio Andreotti. Nell’emiciclo, la scena più elettrizzante è stata quella del bacio tra Marcello Dell’Utri e Salvatore Cuffaro. Nel florilegio di scene agghiaccianti, ha surclassato persino la scollatura della moglie di Fede.
Presidente del Senato è stato eletto Renato “Schifo” Schifani. Altro amichetto di Cuffaro: se non hai un curriculum di un certo livello, non vai da nessuna parte al giorno d’oggi.
Filippo Facci questa mattina si lamentava (ovviamente su una rete Mediaset) di un titolo dell’Unità che suonava più o meno “un ex fascista sindaco di Roma”. «Eh no, eh… Questa è partigianeria, perché sottolineare il passato di Alemanno proprio ora? E’ sminuire una vittoria moderata», commentava il giornalista (Libero + Foglio + Mediaset = superpartes).
Ieri, durante i festeggiamenti, gli Alemanno boys intonavano un anacronistico “chi non salta comunista è”, salutavano romanamente e sbandieravano croci celtiche e fasci littori. Un giornale di sinistra cosa dovrebbe scrivere? Cha ha vinto un democristiano? O un liberale? O un fine statista incorrompibile?
PS: Rutelli le ha prese di santa ragione. Sarebbe ora che si ritirasse, assieme alla cara mogliettina Palombelli, una volta per tutte dalla politica, dalla vita pubblica in genere: è popolare come l’olio di ricino nei cocktail. Però si salverà con un posto in Parlamento, il fetentone… Meritocrazia, la chiamano.
Il “ma anche” non è solo veltroniano. Lo hanno fatto loro anche Berlusconi e Napolitano. Il primo ha dichiarato che occorre ricordare la liberazione, ma anche i ragazzi di Salò, ma anche le foibe. Il secondo ha ripetuto più o meno la stessa cosa.
Ma ve lo immaginate il Papa che a Pasqua dice “festeggiamo la risurrezione di Gesù, ma anche la sua nascita”, come se fosse Natale? O Montezemolo che festeggia il mondiale della Ferrari appena vinto, ma anche quello dell’anno scorso? O Pierino che festeggia il compleanno, ma anche quello di Giovanni, che cade due mesi dopo ma sennò, poverino, si offende?
Ieri era la festa della liberazione. Il giorno del ricordo per le foibe è un altro giorno, e in quel giorno nessuno se ne uscirebbe con un monito “oggi ricordiamo anche le vittime dei lager e i partigiani”, perché verrebbe sbeffeggiato.
Pare un concetto semplice, ma anche no.
Commenti recenti