Cleto Benin, imprenditore e capo supremo di Eurotravel, ha aperto la campagna elettorale come candidato del PdL: «In Valle d’Aosta non c’è mai stata una programmazione in campo turistico». Lo dice da anni, supportato da esperti valdostani, nazionali e internazionali, e ha proposto anche numerose soluzioni per risolvere il problema: l’uscita dalla Regione dal mercato turistico, un miglioramento delle condizioni dell’accesso al credito, una regia unica che pianifichi realmente lo sviluppo. Inutile dire che tutte queste proposte sono state finora inascoltate: la Regione, oltre a possedere quasi tutte le aziende degli impianti di risalita e di trasporto, diventa anche albergatrice; il sistema bancario è provinciale e inadatto, le banche locali supportate dal potere anziché migliorare la concorrenza la ostacolano; il progetto del centro unico per la promozione e l’informazione turistica è arenato da anni, e così ci si presenta con un assessorato regionale piuttosto confuso nelle politiche da perseguire, 11 AIAT e 11 consorzi degli operatori spesso in conflitto tra loro, gli assessorati comunali e i portatori di interesse a dare aria alle braci.
Tutto giusto, tutto molto bello. Peccato che la destra, anziché proporre soluzioni per l’economia, puntare sul liberismo e porsi come alternativa seria al potere attuale, la butti in caciara parlando a sproposito di libertà negate, di riforme del lavoro, di politica estera.
Il signor Di Savoia junior ha presentato la propria lista. Che poca fantasia. Valori e futuro, si chiama come una qualsiasi lista elettorale di paese. Indipendente, né di destra, né di sinistra: ma strizza l’occhio al grande progetto del Popolo della Libertà. Come sempre, se si è di destra si è indipendenti.
Mica come il babbo Di Savoia, lui sì che è un gallo: sa bene che non verrebbe in mente a nessuno di votare un pluripregiudicato indagato e fascista. La vicenda Ciarrapico insegna.
Un anonimo mi aveva chiesto, in un commento, un post sul “Bilancio della XII legislatura”, che l’amministrazione regionale ha inviato a tutte le famiglie valdostane in occasione della chiusura del quinquennio (e in vista delle elezioni, puntini di sospensione…). Lo avrei fatto volentieri, come già avevo fatto con il “bilancio sociale” del comune di Aosta, nel 2005.
Ma non ho ricevuto nulla: a casa mia, nessuno ha visto niente. Luca Mercanti, sulla Gazzetta Matin di lunedì, sottolineava proprio, oltre all’eterno dubbio “è propaganda o informazione” che chiunque si pone di fronte a questo materiale promozionale, l’inopportunità di inviare con soldi pubblici uno strumento che, alla fine, non raggiunge le famiglie. «Qualche famiglia se l’è trovata nella buca delle lettere, altre in pile sopra la cassetta condominiale, altre ancora non l’avranno neanche ricevuta».
Così mi è venuto il dubbio cruciale: non sarà mica nella cassetta della pubblicità, dove nessuno guarda mai e che è sempre piena di spazzatura? Esatto, era lì.
Anzi, erano lì: su dodici famiglie, nel mio condominio non lo aveva ancora preso nessuno: insieme ad Ecolo, ad alcune buste CVA e BIM sul risparmio energetico e sul riciclaggio dei rifiuti. Spazzatura?
Inizio dalla copertina: bilancio sintetico della XII legislatura. Legislatura travagliata, forse la peggiore dopo quella della “crisi del fil di ferro” – casualità vuole che anche in quell’occasione il presidente si chiamasse Caveri. Legislatura che ha visto due esecutivi, molti avvicendamenti in giunta: l’esecutivo attuale, che è autore dell’opuscolo, avrà riconosciuto l’operato della giunta precedente, che è ora opposizione, avrà fatto un minestrone di tutto o si sarà preso anche i meriti della giunta precedente?
Al termine della lettura, il dubbio non è chiarito. Di politica non si parla, non si parla di scelte, si parla di risultati e soltanto di quelli positivi. Non si toccano temi importanti, come l’industria, l’agricoltura (se io fossi un allevatore, sarei piuttosto deluso), non si parla se non marginalmente di turismo. Continua…
Guido Césal, presidente dell’Union Valdôtaine, ha detto alla presentazione delle liste per le elezioni politiche che «vogliamo portare a Roma due parlamentari che siano espressione della Valle d’Aosta tutta intera e non soltanto di una parte politica». Perché, l’Union non fa politica? Non è una parte politica? Se fa caramelle, non è capace a venderle perché non le ho ancora mai mangiate…
E’ finito il tempo in cui l’UV era valdostana e gli altri no. Ora c’è una parte politica pessima, una ancora peggio e una terza, beh, su cui non mi esprimo…
Sono state depositate le liste per il collegio uninominale valdostano, l’unico sopravvissuto in Italia, i cui voti (ingiustamente, ma quello è un altro discorso) non contano per le cifre elettorali nazionali.
La sorpresa, è che a fianco delle liste previste, ci sono i DS.
A fianco di Vallée d’Aoste (autonomisti valdostani centristi, tra cui l’Union Valdôtaine), “Galletto” (sinistra, PD, altri autonomisti), PdL, Azione Sociale (unico caso in cui la Mussolini appoggia un candidato al di fuori del PdL), Lega Nord, si presentano i fantomatici DS, che esprimono due candidati, nientemeno che il presidente e il segretario nazionali, entrambi di Barletta, con il simbolo ufficiale dei DS, ovviamente al di fuori del PD.
Ebbene, se a livello nazionale sono stati fermati dalla Cassazione nei giorni scorsi, e saranno probabilmente bloccati anche nel tentativo aostano, in Valle la farsa non suona del tutto nuova, dopo che per quasi sei mesi abbiamo vissuto con un doppio gruppo PD in consiglio regionale (PD “ufficiale” e “Per il PD”, due dissidenti filoautonomisti).
Questi DS “finti”, la Cassazione li fermerà. Chez nous, il PD finto (senza virgolette) è vissuto impunemente, senza che i vertici del partito “vero” potessero o volessero farci nulla…
Ieri, in Spagna, ci sono state le elezioni politiche. Chiusi i seggi alle 20, alle 20.05 il primo exit poll dava già un quadro realistico della situazione. Le prime proiezioni, poco dopo, presentavano una maggioranza, una minoranza, qualche altro partitino. Alle 22, Zapatero era già in piazza e Rajoy ammetteva la sconfitta senza farne drammi, e premettendo di volersi ritirare dalla politica dopo la sconfitta.
Ieri, in Francia, ci sono state le elezioni amministrative. Chiusi i seggi, la mattina dopo il quadro è chiaro, i risultati definitivi e tutti sono pronti per il secondo turno.
Amerei poter scrivere la stessa cosa tra meno di due mesi di un altro dei grandi Paesi europei. Ma non mi illudo.
PS: Berlusconi è veramente forte. Fisicamente, intendo. Dopo che lo ha fatto lui, ho provato pure io a strappare il programma del PD. Ma è troppo spesso, non ci riesco proprio…
Può attaccarlo perché le idee che propone sono trite e ritrite, può attaccarlo perché le sue idee su lavoro e impresa sono poco liberiste, può attaccarlo perché mettere in lista donne e giovani esclusivamente (o quasi) in posizioni in cui non verranno eletti è una mossa propagandistica, può attaccarlo per gli errori (?) del governo Prodi, può attaccarlo per le scelte economiche e fiscali…
Ma una cosa che non può proprio fare, è fare a gara a chi ha il naso più lungo…
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