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buttato dentro il 19 Gennaio 2007 |
alle ore 13:54 |
da Alessandro Mano |
nelle categorie aosta, demenza giovanile, milano, tivì |
parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio censura, coldplay, commenti anonimi, francesco delucia, grande fratello, miss italia, patty e selma, valle d'aosta |
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La Protezione Civile comunica che, dopo le ripetute esondazioni dei giorni scorsi, il livello di catarro del fiume Alessandro è tornato al di sotto della soglia critica.
Nel frattempo, è successo che:
a) Questo signore qui È venuto a cena a casa nostra e mi ha ricordato episodi della mia vita che avevo completamente rimosso (tra le altre, Patty e Selma e «Ma a te piacccciono i Coldplay?»).
b) Un commentatore anonimo sta infestando l’equilibrio precario di questo blog con dei simpatici commenti che mi sono trovato a censurare. Mi faccio schifo da solo…
c) Un valdostano non è entrato nella casa del Grande Fratello, per somma gioia di tutti. Da queste parti, riconosciamo per strada ancora la vincitrice di Miss Valle d’Aosta 1858, figurarsi che sarebbe diventato una stars del calibro di un Grandefratellino…
d) Fa sempre più caldo, e tutti ne parlano. Forse, per la prima volta, non soltanto perché non hanno nient’altro da dire
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buttato dentro il 16 Febbraio 2006 |
alle ore 21:01 |
da Alessandro Mano |
nelle categorie musica, recensioni |
parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio coldplay, musica, rock, strokes, white stripes |
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Raramente duplico i miei interventi. Questa volta però questo misfatto merita veramente di essere attuato. First impression of earth degli Strokes è un album davvero fantastico.
Lo avevo sentenziato dopo il primo ascolto e lo ribadisco dopo che il numero degli ascolti ha superato il centinaio, se non i 150. In un mese. Raramente mi capita di ascoltare (per intero) un album così tante volte. Veramente piacevole, vario. Ad ogni ascolto se ne scopre un lato che prima non si era notato. È quasi un disco feticcio, per la ricchezza del libretto, quasi barocco, che dopo le mistificazioni dei Coldplay (che non hanno nemmeno pubblicato i testi) è ritornato quasi un’opera a sé, con dignità stilistica e impaginazione notevole.
Saranno dei coglionazzi, ma ci sanno fare. Hanno trainato il rock and roll, assieme ai White Stripes, ad una nuova rinascita, l’ennesima. E sono riusciti a tirar fuori 14 canzoni con testi non scontati, riff curati e parti vocali meno elementari. Quasi un disco epocale, per questi versi, soprattutto in questi ultimi tempi di sole e poche nicchie eccellenti contro masse tunzettare e scontate.
La canzone più banale è forse Razorblade, ma non se ne vuole più andar via dalla testa. “My feelings are more important then yours / Sweetheart / Your feelings are more important of course”. Ask me anything tronca con la prima parte del disco e con il passato di Room on fire, ma è stata fin troppo mitizzata dalla critica: quando parte decisa Electricityscape il fan storico tira un sospiro di sollievo e può tornare a sentire le amate chitarre di Nick Valensi e Albert J. Hammond. Ogni canzone potrebbe essere lanciata come singolo, nessuna ha la debolezza creativa di eventi precedenti e starebbe bene nelle playlist delle radio più di tanti Chariot o Robbie Williams bolliti.
Fear of sleep ricorda a tratti le coltellate degli italici Afterhours: loro però avevano e mettevano paura del buio. -ize of the world ha il finale che amo di più di un brano musicale. Semplicemente, finisce, senza tirarla per le lunghe. Grazie. Continua…
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