Delio Donzel, quando in politica vincolo le buone idee
| buttato dentro il 7 Ottobre 2024 | alle ore 16:09 | da Alessandro Mano | nelle categorie aosta, politica | parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio delio donzel | se hai qualcosa da dire scrivilo qui » |Delio Donzel si occupava di rifiuti e di inquinamento. Nel municipio di Aosta era assessore all’Ambiente. Qualche titolo di giornale – con la firma del sottoscritto in calce – sulle polveri sottili troppo alte, le targhe alterne, i rifiuti abbandonati per strada e i problemi del «porta a porta» lo aveva fatto imbufalire. Poi ci eravamo capiti, e il nostro rapporto era cresciuto. Ultimamente si definiva «un pensionato, ma non quelli che guardano i cantieri». Ci sentivamo spesso, ridevamo per le piccole beghe quotidiane di chi aveva preso il suo posto in Comune.
Oggi Delio se n’è andato, e ci mancherà.
Delio era venuto su nell’atletica, prima come quattrocentista e poi come allenatore. Era stato presidente del Cral Cogne, il dopolavoro di Aosta, che all’epoca era una macchina da guerra, con una forza assoluta. Nel Cral, Delio vedeva la forza popolare, il tempo libero accessibile a tutti, lo sport e gli hobby aperti anche a chi non può permettersi di pagare quote o abbonamenti.
Dal piccolo paese di Charvensod, semplice consigliere, era sceso in città per diventare assessore. Si era fatto apprezzare come persona di buonsenso, pacata in pubblico, ma ferma e anche sanguigna in privato, ed era uscito indenne da cambi di maggioranza, nascita e declino dei partiti, cambi di casacca e tensioni varie. Metteva sempre l’interesse dei cittadini – e il consenso che ne poteva derivare, come ogni politico dovrebbe fare – davanti a tutto.
Per gestire l’immondizia in città, aveva sposato l’idea del pirogassificatore: una specie di inceneritore che faceva paura ai valdostani sia per i presunti effetti sulla salute, sia per i costi di costruzione e di gestione. Una volta perso il referendum popolare, Delio si era messo il cuore in pace: il suo cruccio era di non essere riuscito a capire le persone, a farsi capire da loro. «Forse abbiamo sbagliato, ora dobbiamo seguire altre strade» diceva. Al contrario di tanti suoi colleghi dell’epoca, che ancora oggi tirano fuori ciclicamente che in Valle d’Aosta bisognerebbe bruciare i rifiuti come fanno tutti, che non è mai morto nessuno, che la differenziata è una rogna, lui non aveva mai cambiato idea. I cittadini avevano ragione, anche se non la pensavano come lui. E anche di fronte alle difficoltà, ai cumuli di monnezza in alcuni quartieri, ai costi crescenti della Tari, aveva continuato nella sua strada, convinto che alla lunga le cose sarebbero migliorate.
Nel Consiglio comunale di Aosta, Delio era il più contento delle mozioni, delle interpellanze, delle interrogazioni delle minoranze contro di lui. «Almeno posso spiegare cosa stiamo facendo». Ringraziava, a volte con salamelecchi di un paio di minuti, il consigliere di opposizione che cercava di metterlo in difficoltà. A parte non riuscirci, lui si guadagnava tempo per spiegare le sue scelte, per valorizzare il lavoro del personale e dei dirigenti, per ritagliarsi spazio sui media con notizie e novità.
Era un politico, ma non sopportava i maneggioni, i «democristiani» anche se aveva militato in un partito di ex Dc. Per questo aveva qualche nemico tra i compagni di strada di un tempo, e se c’era da alzare la voce non si tirava indietro. Una volta, in pieno Covid, Delio si è presentato in Consiglio comunale con una t-shirt dei Pink Floyd. Sapeva che c’era un «merdone» – e ce ne sono per forza tanti nella gestione di un ente pubblico – e che bisognava sviare, prendersi il tempo per cercare una soluzione, non farsi impantanare. Eravamo tutti chiusi in casa, collegati da un pc: tutti hanno parlato della sua maglietta, del Delio più rock che avessero mai visto. Il «merdone» è passato in secondo piano, scomparso.
Era stato eletto in Consiglio regionale: sarebbe dovuto subentrare per qualche mese a fine legislatura. Aveva rifiutato. «Alessandro, a me piace risolvere i problemi, non far parte di un teatrino», mi aveva spiegato. Aveva rinunciato a qualche soldo e a qualche mese di tranquillità, ma aveva scelto di restare in municipio, vicino ai cittadini, con le mani in pasta.
Delio aveva la battuta pronta. Un esempio: durante i cantieri per il teleriscaldamento, se ne era uscito così: «Portate i figli a scuola a piedi. Fare due passi non ha mai ammazzato nessuno». Pensate se oggi lo dicesse qualcuno in municipio: ci sarebbe una sommossa popolare contro le piste ciclabili, la carenza di parcheggi, il meteo infausto, la crisi dei negozi e le buche nelle strade. Delio era così: più ambientalista degli ambientalisti, più verde dei verdi. Per qualcuno era troppo ambiguo, avrebbe dovuto schierarsi. Ma alla fine la città l’ha cambiata più di altri e, a posteriori, ha avuto ragione lui: per i cambiamenti serve pazienza, serve tempo, ma poi le buone idee funzionano.
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