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buttato dentro il 5 Febbraio 2020 |
alle ore 22:39 |
da Alessandro Mano |
nelle categorie storie di vita vissuta |
parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio annie roveyaz, dinosauri, fiera di sant'orso |
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Che io sia scemo, ormai credo lo sappiate tutti. O che lo abbiate intuito.
Poi ci sono le volte che le persone hanno tanta pazienza e mi assecondano pure.
Per farla breve, quest’anno vado alla presentazione della Fiera di Sant’Orso, vedo il manifesto e dico all’autrice, Annie Roveyaz: «Sì, ma manca qualcosa».
Lei mi prende subito sul serio: «Nooo, cosa?» tra lo spaventato e l’affranto.
«Guarda qui! – e le indico lo spazio vicino all’Arco d’Augusto -. Manca un diplodoco!».
Arriva il primo giorno della Fiera, 1.100 artigiani invadono le strade di Aosta. Io vado a prendere un manifesto, passo al suo banco e me lo faccio aggiungere.
Così adesso è completo. Guardate che carino. Si vede che Annie ha avuto quasi dieci giorni per allenarsi nel disegno giurassico. Grazie!
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buttato dentro il 22 Maggio 2008 |
alle ore 18:56 |
da Alessandro Mano |
nelle categorie aosta, stra-cult |
parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio caran d'ache, castel savoia, cervino, fiera di sant'orso, francobollo, gressoney-saint-jean, prevenire è meglio che curare, tiziana trinca, valle d'aosta, zermatt |
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Domani esce ufficialmente il francobollo dedicato alla Valle d’Aosta, l’ultimo della serie a tema sulle Regioni italiane, l’emissione dei quali è iniziata nel 2004. Il bozzetto, di Tiziana Trinca, ritrae Castel Savoia di Gressoney-Saint-Jean e, in tutta la sua maestosità, il Cervino.
Peccato che sia ritratto il “lato B” della Gran Becca, quello di Zermatt: per capirci, quello che per anni abbiamo visto sulle scatole delle matite più fiche. Il solito, clamoroso, errore. Tra i filatelici, si ricorda l’ultimo francobollo valdostanofilo, dedicato alla Fiera di Sant’Orso: con in primo piano un bel paio di zoccoli sardi…
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buttato dentro il 20 Febbraio 2008 |
alle ore 20:24 |
da Alessandro Mano |
nelle categorie politica |
parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio fiera di sant'orso, mario borghezio, onu |
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Mi verrebbe da dire: «Quale precedente? A ‘ste cagate, cara Onu, ci eravamo abituati da un pezzo!!»
Nell’immagine ©AM, Messer Mariotto Borghezio in cravatta d’ordinanza all’ultima fiera di Sant’Orso, Aosta
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buttato dentro il 29 Gennaio 2008 |
alle ore 10:28 |
da Alessandro Mano |
nelle categorie aosta, cultura, politica, recensioni, satira |
parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio andy warhol, angelo bettoni, aosta, arte, artigianato, atelier des metiers, calabria, carlo gadin, chiesa, clive lewis, colore, dario berlier, euro 0, fiera di sant'orso, franco crestani, franco pinet, giovanni thoux, harry potter, joanne rowling, la storia infinita, le cronache di narnia, legge, legge cirami, legittimo sospetto, leonardo la torre, libri da non leggere, matteo crestani, michael ende, piazza chanoux, qualita, roy lichtenstein, scultura, senatori a vita, silvio berlusconi, tradizione, una storia italiana |
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Riprende la rubrica “Libri da non leggere”. Dopo i molti consigli letterari del passato, un volume che mi ha lasciato basito.
Volendo leggere un testo con un fondamento storico più autorevole, consiglio “Le cronache di Narnia” di Clive S. Lewis, o “Harry Potter” di Joanne K. Rowling. Volendo un libro con maggiore autorevolezza scientifica, “La storia infinita” di Michael Ende, o “Una storia italiana” di Silvio Berlusconi. Volendo un testo di legge più facilmente interpretabile, la “legge Cirami” sul legittimo sospetto o l’articolo 59 della Costituzione, che regolamenta il numero dei Senatori a vita.
Al di là della satira di bassa lega qui sopra, non ho la competenza in materia per mettermi a discutere di cosa sia “tradizione” o cosa non lo sia: ma osservando la legge, si capisce che non hanno le idee chiare nemmeno in assessorato. L’artigianato valdostano è in una fase cruciale del proprio sviluppo: la fiera di Sant’Orso invade ormai tutta Aosta, l’atelier des métiers occupa l’intera piazza Chanoux senza che vi siano possibilità di ampliarlo. Gli appuntamenti sparsi sul territorio regionale tutto l’anno sono molti, e spesso lasciano a desiderare proprio nell’aspetto qualitativo. Quindi bisogna scremare, trovare dei criteri qualitativi e quantitativi per non fermare la crescita del settore, ma per fargli fare un salto di qualità.
In generale, le migliori soluzioni sono quelle che valorizzano, non quelle che stroncano: posso vendere una camicia che vale 50 euro a 100, ma non lo farò dicendo che “da settembre a dicembre aumento il prezzo del 100%“, dirò che da gennaio in poi “ci sono i saldi, del 50%“. Se anziché spaccarsi la testa (e spaccare i maroni) alla gente decidendo cosa è “tradizione” e cosa non lo è, si fosse deciso di “premiare” chi segue la tradizione, attribuendo un marchio di qualità alle produzioni più autorevoli, e “premiare” chi fa arte, anziché declassare ed emarginare, tutto sarebbe suonato bene, come succede sempre.
E poi, diciamocelo, cos’è la tradizione? E’ tradizione la scultura, che fino a 60-70 anni fa non esisteva in fiera? Non è tradizione la colorazione del legno solo perché fino a 25 anni fa nessuno lo faceva, al di fuori delle chiese? Una abitudine diventa tradizione quando è meritevole di esserlo: la festa della comunità calabrese di Aosta è tutt’altro che una tradizione storica, ma è comunque meritevole di tutela, e i politici vi si impegnano in prima persona (per tornaconto o per buon cuore, la scelta è lasciata ai lettori). Continua…
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buttato dentro il 7 Settembre 2006 |
alle ore 18:22 |
da Alessandro Mano |
nelle categorie aosta, economia, turismo |
parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio alpi, alta savoia, aosta, artigianato, dolomiti, fiera di sant'orso, jura, locali notturni, polizia, sagre, turismo, valle d'aosta |
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Il proverbio parla di “fare i conti” e dell'”oste”. Nel caso in questione, sarebbe meglio ribaltarlo. L’oste fa i conti senza i clienti. Crede che il “cliente” sia un’entità astratta e non determinabile. Crede che la “risorsa cliente” sia fungibile e indeterminabile a priori.
Niente di più sbagliato. La clientela moderna è, più o meno facilmente, catalogabile, sondabile, rilevabile, conoscibile. Il punto è che nessuna delle piccole o medie imprese lo sa fare o lo fa. Tanto meno in campo turistico.
Propongo ai miei rari lettori una serie di sconsoltanti esempi estivi. Si riferiscono tutti a casi valdostani, non tanto perché il problema sia solo locale, quanto perché le mie conoscenze più profonde non si spingono altrove. Potrei parlare di iniziative riuscite o malriuscite delle Alpi lombarde o delle Dolomiti, o dei successi o dei flop del Jura o dell’Alta Savoia. Ma non ho dati alla mano e conoscenze dirette, quindi avrebbe poco senso farlo. Credo invece, in modo magari presuntuoso, di conoscere la Valle d’Aosta in molti dei suoi aspetti più caratteristici e in gran parte delle sue storture, tipiche soltanto di questa “regione alpina unica al centro delle Alpi”. Inizio l’analisi con casi a me vicini, lavorando poi per induzione. Continua…
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