Robert Fisk – Del perché dalla storia non impariamo mai nulla
| buttato dentro il 30 Maggio 2008 | alle ore 10:16 | da Alessandro Mano | nelle categorie cultura, dio, giornalismo, politica, recensioni | parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio aden, afghanistan, algeria, armenia, beirut, bosnia, cronaca, democrazia, filippo facci, genocidio, giuseppe d'avanzo, golfo persico, guerra del golfo, il saggiatore, iran, iraq, islam, israele, italia, libano, mario giordano, medio oriente, neocon, pakistan, palestina, premio pulitzer, reportage, robert fisk, saddam hussein, somalia, storia, terrorismo, the independent, the times | se hai qualcosa da dire leggi i 2 commenti e aggiungine un altro » |Robert Fisk dovrebbe essere uno di quei nomi che, invocato, evocasse reportage d’autore, esperienza sul Medio Oriente, memoria storica delle guerre che segnano quell’area dal dopoguerra ad oggi, autorevolezza e notorietà. E invece, in Italia è quasi sconosciuto. Giunti al confine nazionale, al di là è il vuoto: a parte qualche premio Pulitzer, al di qua filtra ben poco dei grandi giornalisti internazionali. E ci teniamo i D’Avanzo, i Giordano, i Facci come esempio. Bah!
Escludete pure questa introduzione, aggiunge poco ai miei pensieri dopo questa lunghissima, faticosa ma interessante lettura. Cronache mediorientali è tutt’altro che un libro facile, un best seller. E’ un libro di storia, di reportage giornalistico. Che, attraverso la narrazione del dietro le quinte dei tanti servizi che l’autore ha scritto e fotografato per il Times prima e per l’Independent poi, fornisce un quadro completo degli ultimi 60 anni di tensioni internazionali, dall’Algeria alla Palestina, dalla Bosnia al Pakistan: una vita a Beirut per lavoro, “il luogo che ormai chiamo casa“, usando le parole dell’autore, intramezzata da numerosissimi viaggi in tutti i Paesi arabi e oltreoceano, nella tana dei nuovi imperatori, per cercare di capire. Capire, non limitarsi alla cronaca come fanno molti giornalisti “neocon” americani, che avallano ogni decisione del proprio governo se è a favore di Israele e contro il “terrorismo”, a prescindere dall’approfondimento e dalla storia. Continua…
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