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buttato dentro il 17 Gennaio 2009 |
alle ore 20:42 |
da Alessandro Mano |
nelle categorie politica |
parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio al-qaeda, ban ki-moon, cisgiordania, colin powell, gaza, george w bush, golan, guerra, hamas, iraq, israele, medio oriente, morti, occidente, onu, palestina, saddam hussein, terrorismo, usa |
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Israele occupa Gaza, in violazione ad una risoluzione Onu. Occupa le alture del Golan, in violazione ad una risoluzione Onu. Ha insediamenti di coloni in Cisgiordania, in violazione ad un’altra risoluzione Onu. Ora, se io dico queste cose, tutti mi replicano che sono anti-isrealiano e anti-americano a prescindere (quindi della “sinistra cattiva”) oppure che sono anti-sionista (quindi di “estrema destra”). Ma l’Onu, che ci sta a fare? Pettina bambole? Si riunisce per far dare aria alla bocca ai suoi membri?
Ditelo a Ban Ki-Moon che è un filo-terrorista. Ne sarà felice.
Io trovo che 1100 morti in una guerra, nel 2009, siano una cosa, oltre che macabra, inconcepibile. Datemi pure del nazista, se credete: io guardo alle vite perse. Alle scuole bombardate per sbaglio. Ai leader di Hamas che da giorni sono chiusi nei bunker sotterranei, e Israele questo lo sa bene. Bombarda le ambulanze, se è per questo. Le scuole, gli ospedali. Ma ha ragione. Usa il fosforo bianco, che carino, che gentile. Continua…
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buttato dentro il 30 Maggio 2008 |
alle ore 10:16 |
da Alessandro Mano |
nelle categorie cultura, dio, giornalismo, politica, recensioni |
parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio aden, afghanistan, algeria, armenia, beirut, bosnia, cronaca, democrazia, filippo facci, genocidio, giuseppe d'avanzo, golfo persico, guerra del golfo, il saggiatore, iran, iraq, islam, israele, italia, libano, mario giordano, medio oriente, neocon, pakistan, palestina, premio pulitzer, reportage, robert fisk, saddam hussein, somalia, storia, terrorismo, the independent, the times |
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Robert Fisk dovrebbe essere uno di quei nomi che, invocato, evocasse reportage d’autore, esperienza sul Medio Oriente, memoria storica delle guerre che segnano quell’area dal dopoguerra ad oggi, autorevolezza e notorietà. E invece, in Italia è quasi sconosciuto. Giunti al confine nazionale, al di là è il vuoto: a parte qualche premio Pulitzer, al di qua filtra ben poco dei grandi giornalisti internazionali. E ci teniamo i D’Avanzo, i Giordano, i Facci come esempio. Bah!
Escludete pure questa introduzione, aggiunge poco ai miei pensieri dopo questa lunghissima, faticosa ma interessante lettura. Cronache mediorientali è tutt’altro che un libro facile, un best seller. E’ un libro di storia, di reportage giornalistico. Che, attraverso la narrazione del dietro le quinte dei tanti servizi che l’autore ha scritto e fotografato per il Times prima e per l’Independent poi, fornisce un quadro completo degli ultimi 60 anni di tensioni internazionali, dall’Algeria alla Palestina, dalla Bosnia al Pakistan: una vita a Beirut per lavoro, “il luogo che ormai chiamo casa“, usando le parole dell’autore, intramezzata da numerosissimi viaggi in tutti i Paesi arabi e oltreoceano, nella tana dei nuovi imperatori, per cercare di capire. Capire, non limitarsi alla cronaca come fanno molti giornalisti “neocon” americani, che avallano ogni decisione del proprio governo se è a favore di Israele e contro il “terrorismo”, a prescindere dall’approfondimento e dalla storia. Continua…
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