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buttato dentro il 25 Febbraio 2009 |
alle ore 12:25 |
da Alessandro Mano |
nelle categorie aosta, milano, storie di vita vissuta |
parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio aosta, augusto rollandin, emilio revil, emily rini, fausto revil, john f kennedy, lambrate, luciano caveri, lutto, milano, roberto mancini, suicidio, treno, uahlim, union valdotaine, valle d'aosta, zhukov |
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Emilio Révil era un rompiballe. Un metodico. Uno che doveva sempre avere una spiegazione per tutto, ogni sua mossa derivava da una scelta razionale. Al di là dell’ansia compulsiva e dei problemi psicologici che lo affliggevano ormai da anni, doveva avere sempre tutto chiaro, per sua indole.
L’ultima volta, lo avevo sentito poco dopo le elezioni regionali, quando aveva spiegato di aver votato Luciano Caveri, perché aveva dato spazio ai suoi problemi tramite il suo sito, Emily Rini, perché (diciamo così) è una bella ragazza, e Augusto Rollandin, perché gli era stato vicino al funerale del padre. Tutto doveva avere una spiegazione, anche quello che non doveva per forza averne una. Anche la scelta di iscriversi all’Union Valdotaine, a lungo osteggiata come partito unico valdostano, Emilio la spiegava e la argomentava con passione. Continua…
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buttato dentro il 28 Giugno 2006 |
alle ore 23:46 |
da Alessandro Mano |
nelle categorie psico, sport |
parlando di gioiosi argomenti quali ad esempio calcio, gianluca pessotto, la stampa, lev tolstoj, playstation, suicidio, the times |
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La brutta storia di Gianluca Pessotto mi ha messo tristezza e paura. Parlo proprio di paura, di terrore. Non è sgomento, dispiacere. Proprio paura. Perché se lo ha fatto lui, non ci sono certezze. Uno che si era fatto da sé, che piuttosto che rimanere ignorante si alzava alle 5 del mattino a studiare, che leggeva Tolstoj mentre i compagni di stanza stavano davanti alla Plejstescion. Che aveva pianificato la propria vita alla perfezione, per superare il momento del distacco dal pallone e tornare nella vita vera, che era circondato di donne che lo amavano e di amici con cui confidarsi. Se non aveva voglia di vivere più, nemmeno la determinazione e la razionalità possono resistere al delirio della depressione o di chissà che. Per La Stampa, la causa è la paura di perdere la famiglia per una serie di liti con l’amata e indispensabile moglie, amore di una vita. Per il Times, sicuramente meno informato, il tutto è causato dallo scandalo calcio e dal silenzio forzato in cui un onesto calciatore “diverso” non poteva mantenere. Per Alessadrno Mano, è semplicemente paura.
La paura di essere schiavi dell’inconscio, senza più raziocinio che tenga…
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